TERRE DI YDH - Kishaza e il Canjanti

Sorto dal più profondo dei sogni, un sole scuro ucciderà il giorno

al calare della luce le ombre cammineranno tra noi

Gli incubi del dormiente veglieranno il nostro sonno, grida e pianti saluteranno il risveglio del Canjanti.

 

                                                              Damathia Solinari, sognatrice sitha

La città sognante veniva chiamata prima del "Lungo sonno", alquanto ironico; o forse dimostrazione di quanto sia sbagliato ignorare le vecchie storie.

Città di frontiera e porto franco tra le popolazione del deserto del Mithagar e l'alto e basso Jakar, veniva chiamata la Porta Rossa, per via della pietra rossa delle sue mura.

 

Una notte di alcuni anni fa gli abitanti della regione vennero svegliati di soprassalto dalle urla terrorizzate dei loro figli. Nessun bambino stava dormendo, ma nessun bambino si risvegliò più da quel sonno. Un immanente incantesimo di proporzioni incalcolabili era trasudato nei sogni degli infanti, legandoli al Tel aran Ryod, facendo di ogni bimbo una porta aperta sul Sogno.

Incubi e creature della notte cominciarono a manifestarsi poco dopo le urla e non furono pochi quelli che, capito il meccanismo dell'incantesimo, optarono per una drastica quanto cruenta decisione; a centinaia furono i bambini uccisi quella notte, molti dei quali dai loro stessi genitori.

Disperati, gli abitanti di Kishaza chiesero aiuto ai sitha, ma non ottennero quello che avevano sperato. Più sensibili degli uomini, gli elfi erano più soggetti all'incantesimo, rimanendone vittima anche in età adulta. Fra coloro che sfuggirono alla magia, alcuni veggenti sitha si allearono agli uomini, evocando un eterno giorno che scacciasse le ombre dei sogni. Ma nemmeno questo bastò.

 

I bimbi-portale erano impossibilitati ad agire, ma il sonno arcano non si accennava a sciogliere, comportando inevitabilmente la morte dell'infante quando infranto con la forza. Molti fuggirono, disperati, abbandonando ogni avere e quel che restava della loro vita. Chi rimase era determinato a lottare. Si formò una sorta di resistenza, l'Ambradai, capeggiata da incantatori e sacerdoti sitha e umani. Fra di loro emerse una carismatica incantatrice e veggente sitha, Nisiel Rian'mara.

 

Frustrata dall'empasse e dall'evidente sofferenza dei piccoli, tra cui sua sorella Virdell, sfogò tutta la sua rabbia contro il sole magico evocato dall'Ambardai, richiamando a se il potere di Sokaya (un potente artefatto onirico dalla forma di spada). La sua rabbia e la sua volontà, unite al potere della spada, furono tali da attirare l'aura del sole artificiale, inglobandolo e proiettandolo attraverso se nella sua metabolla di Tel aran Ryod. Si rese porta tra i mondi, convertendo l'ammasso di energia del sole magico in un pari quantitativo di Reame dei Sogni, creando una sorta di deriva in ambedue i reami.

 

La "Notte onirica", il Sogno era stato richiamato su Ydh, uno stato di esistenza e di materia e tempo totalmente diverso dall'Ymmrisill del Reame materiale. I bambini non erano più porte per il sogno, ne erano circondati, non erano liberi, ma le loro forze non venivano più prosciugate per fare da tramite tra i mondi. Allo stesso modo le regioni del Tel aran Ryod influenzate dai bimbi vennero investite dalle emanazioni di realtà del sole di Nisiel, portando a sorgere una nuova alba nel Mondo dei Sogni, evento profetizzato dai Faerie nella terza porta della Città d'argento.

Per quanto riguarda Nisiel per quello che era cessò di esistere, venendo completamente spezzata nel processo. Dentro di lei, in fondo alla sua anima qualcosa si ruppe. Venne disgregata e assimilata dall'energia che stava veicolando attraverso se, ma quando quell'energia cessò di passare si trascinò con se il seme mortale della sitha, disperdendolo da qualche parte nel Tel aran Ryod. La Nisiel che rimase a Kishaza era qualcosa di diverso; Juvin Ma'tel, venne chiamata, un vampiro dei sogni.

 

L'assenza dell'energia che aveva veicolato la faceva sentire vuota al di la di ogni tipo di fame o sete mai sperimentate. Quando portarono il suo corpo nei suoi alloggi, dopo aver inghiottito il sole, restò incosciente per diverse settimane, durante le quali vagò incosciente per il Tel aran Ryod. Ebbe delle visioni della sua essenza perduta, rinata sotto forma di albero, ma inaccessibile e nascosta nel Cuore del Sogno. Si riprese trascinandosi nella Kishaza materiale attraverso i sogni di un suo compagno, nutrendosi di essi e infettandolo del suo stesso morbo, dando vita alla Stirpe di Nisiel.